Strong Sea Life a Livorno, le parole del presidente Sechi
A Livorno l'evento "Strong Sea Life si tinge di labronico" organizzato da Ispra, capofila del progetto
Il 24 novembre si è tenuta la trasferta livornese del progetto Strong Sea Life nei locali dell'Acquario in piazza Mascagni.
Una mattinata intensa di presentazioni tecnico scientifiche molto interessanti dei ricercatori Ispra, capofila di progetto e dei vari partner a descrivere tutte le attività fatte fin qui nel lavoro di raccolta dati, monitoraggio e nell'attività di recupero vero e proprio in mare degli attrezzi da pesca abbandonati nelle acque del Golfo dell'Asinara e di Mare di Fuori. Proiettati anche alcuni video di interviste e riprese dei numerosi recuperi in mare.
L'obiettivo della giornata è quello della presentazione delle attività fin qui svolte ma anche e soprattutto quello della replicabilità del progetto. È fondamentale che alla fine del progetto dopo aver raggiunto i risultati ci consentiranno di avere protocollo (valido in diverse aree) e linee guida. In particolare alcune zone della Toscana potrebbero essere adatte per replicare il progetto a protocollo consolidato. Parlando replicabilità di altri progetti che si occupano di inquinamento dei mari, ma anche recupero e riciclo di attrezzi dispersi è stato citato anche il nostro P.Ri.S.Ma-Med.
È intervenuto durante la conferenza anche Gabriele Sanna di Agris Sardegna, il quale ha sottolineato il rapporto di fiducia che si è creato con i pescatori grazie al supporto del FLAG, che è stato coinvolto proprio dall'agenzia della Regione Sardegna, partner del progetto, per attività di progetto legate alla gestione dei rapporti con le marinerie e i pescatori, volte alla creazione di fiducia e alla partecipazione attiva di questi ultimi alle varie fasi, potendo contare sulle competenze sviluppate in questi anni e messe in campo dal FLAG, anello di congiunzione tra istituzioni e territorio (e in questo caso i pescatori dell'area del Golfo dell'Asinara e del Mare di Fuori).
Al termine dei lavori della mattinata c'è stato anche l'intervento del nostro presidente Benedetto Sechi che ha ribadito quanto l'obiettivo comune abbia fatto sì che nascesse questo progetto così importante che ha coinvolto istituzioni e pescatori. La questione degli attrezzi dispersi che creano inquinamento nelle acque è un tema centrale nelle strategie del FLAG.
Dopo aver fatto una breve panoramica sul FLAG e la composizione del suo partenariato, il presidente ha sottolineato l'importanza delle imprese di pesca, cuore pulsante dell'agenzia. E proprio partendo da quelle ha voluto evidenziare che "la perdita di un attrezzo non accade mai in maniera volontaria da parte del pescatore, perché l'attrezzo ha un valore economico importante, essendo costruito dal lui stesso. La perdita anche solo di un attrezzo rappresenta un problema perché può fermarne l'attività. Ogni pescatore ha i suoi attrezzi - che sono anche facilmente riconoscibili - e se li ripara nei periodi in cui non pesca". Vengono mostrate le immagini del pescatore di Porto Torres Pinuccio Iacomini che sistema le sue nasse, che hanno una forma rettangolare e non circolare, il che evita che l'attrezzo possa rotolare se disperso in mare e fare danni sul fondale.
"A noi perché questo progetto interessa? Perché abbiamo impostato la strategia di sviluppo locale sulla pesca sostenibile e per raggiungere questo obiettivo serve un pescatore consapevole, ciò significa che va coinvolto. Lo si può fare in tanti modi, anche individuando materiali biodegradabili da utilizzare o facendogli scoprire sistemi più innovativi per pescare o costruire gli attrezzi. A questo proposito il 7 dicembre è in programma un workshop sugli attrezzi da pesca organizzato da FAMENET, la rete europea di supporto ai FLAG".
"Considerando che gli attrezzi sono aumentati, ma sono diminuiti i pescatori per via di aumenti legati al gasolio e altri costi e al contempo è aumentato lo sforzo di pesca, il problema va risolto nella sua complessità, non intervenendo sull'attrezzo ma sull'intera filiera, aumentando il valore aggiunto della piccola pesca e riducendone lo sforzo, anche diversificando in attività legate al turismo. Le strategie vanno fatte così".
In chiusura, una citazione di John Sheed:
"Una nave ormeggiata in un porto è al sicuro, ma non è per questo che le navi sono state costruite".
"Le barche devono andare in mare. Ci sono quelle che lavorano per salvare vite in mare e questo viene addirittura messo in discussione negli ultimi tempi, oppure che escono per pescare. Devono lasciare il porto, magari facendolo in modo consapevole, considerato che l'ambiente non è una risorsa inesauribile".