L'anniversario dell'affondamento dell'Onda
Trascorsi 81 anni dall'affondamento del peschereccio Onda a Porto Torres
L’Onda durante la prima guerra mondiale, in servizio nella Regia Marina come vedetta-dragamine (Coll. Guido Alfano via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net)
Nell'anniversario dell'affondamento del peschereccio appartenente alla Regia Marina in cui persero la vita sette delle dieci persone che componevano l'equipaggio dell'Onda, vogliamo ricordare le vittime e raccontare cosa successe quel 6 maggio 1943 e i giorni precedenti all'accaduto per sottolineare, ancora una volta, quanto le guerre siano tutte inutili e dannose con il loro carico di vite innocenti spezzate nel loro incedere.
Questa storia ci tocca da vicino perché avvenne nelle acque del Golfo dell'Asinara e ha come protagonisti gli uomini che lavoravano nella nave Onda.
L'imbarcazione fu costruita agli inizi del '900 in Norvegia e nacque come baleniera Angola per poi diventare un'imbarcazione di vedetta e dragamine una volta acquistata dalla Regia Marina Militare italiana durante la prima guerra mondiale e cambiare nome in Onda. Nel 1919 venne acquistata dall'armatore Nicola Delfino di Porto Torres e nel 1940 l'Onda venne requisita dalla Regia Marina e fece parte del naviglio di Stato come dragamine ausiliario e il suo equipaggio militarizzato.
L'Onda, durante la guerra, da dragamine venne impiegata come peschereccio, anzi, si trattava del'unico peschereccio con il permesso di pescare nel Golfo dell'Asinara per sfamare la popolazione e le truppe di stanza nella città turritana: una funzione fondamentale per la sopravvivenza di tutti. Il suo equipaggio era formato da dieci persone che effettuavano la pesca a strascico in quelle acque.
Le ricostruzoni storiche raccontano che i primi giorni di maggio dell'anno 1943 gli uomini a bordo dell'Onda si trovassero a poche miglia da Fornelli durante una battuta di pesca quando incapparono in qualcosa di esageratamente grande mentre recuperavano le reti. Ne erano certi: si trattava di un sottomarino, avendolo visto emergere pochi secondi dopo con i timoni bloccati dalle reti che l'equipaggio aveva, chiaramente, abbandonato. L'episodio li scosse talmente tanto da non voler uscire per una nuova battuta di pesca. Dopo aver raccontato l'episodio, una volta rientrati, gli uomini non furono creduti. "Sarà stata una balena o un delfino" la risposta che ottennero. Cinque giorni dopo l'accaduto il peschereccio dovette tornare in mare per la necessità di cibo: il comandante e i suoi uomini provarono a opporsi temendo un attacco, ma il comando militare marittimo li costrinse a uscire, pena il deferimento al Tribunale militare di Oristano. La cronaca dell'epoca racconta che i lavoratori si guardarono in faccia e decisero di andare, obbligati, incontro al loro destino sapendo bene che avrebbero rischiato la vita in tutti i casi: sia in mare che a terra con una sicura fucilazione per diserzione.
La mattina del 6 maggio 1943, quindi, l'Onda salpò da Porto Torres in direzione Punta Falcone con a bordo nove uomini, dato che il macchinista Sergio Del Giudice ottenne un permesso per motivi familiari e non partì.